In conclusione mi sento di dire che la prima settimana si è conclusa nel modo giusto..adesso bisogna continuare su questa linea e tenere duro!!!
Vi aspetto al prossimo aggiornamento 🙂
lafrancisonoio
L’autopalpazione al seno è un massaggio che può essere effettuato da ogni donna, in completa autonomia, per poter individuare e riconoscere eventuali noduli, e capire se possano o meno esservi delle spie utili per poter effettuare ulteriori approfondimenti.
Non si tratta, evidentemente, di un vero e proprio esame clinico. Si tratta piuttosto di un modo migliore e più consapevole per poter controllare il proprio corpo da sole e, in caso si noti qualcosa di anomalo, rivolgersi a un medico per poter effettuare una completa mammografia, l’unico test che può ritenersi realmente approfondito per poter suggerire una diagnosi puntuale.
Come si fa l’autopalpazione
Ora che abbiamo compreso che l’autopalpazione è una tecnica utile per poter scoprire i primi segnali di qualcosa che “non va”, possiamo fare un piccolo passo in avanti e cercare di capire in che modo si possa effettuare questa tecnica.
La prima cosa da fare è quella di mettersi davanti a uno specchio e poggiare le mani sulle costole. Quindi, gradualmente, bisognerà cercare di capire se vi sono dei cambiamenti nella zona dei capezzoli o sulla pelle: si pensi a rigonfiamenti, arrossamenti anomali o noduli, giusto per citare le principali spie di qualcosa che non va. Quindi, si potrà procedere alzando le braccia sopra la testa per poter cercare altre eventuali alterazioni.
Superata questa prima fase possiamo compiere un ulteriore passo in avanti e, aiutandoci con tre dita, palpare il seno, con movimenti a spirale, partendo dalle ascelle e giungendo fino ai capezzoli. In questo modo sarà possibile controllare efficacemente l’intera del petto e le cavità ascellari. Naturalmente, se si nota un nodulo o qualche altra irregolarità, la cosa giusta da fare è quella di prenotare immediatamente una visita ginecologica che possa effettuare ogni utile approfondimento.
Quando si fa l’autopalpazione?
Molte donne si domandano ogni quanto potrebbe essere utile fare l’autopalpazione. Considerato che è una domanda molto frequente, non possiamo che prendere in carico tale spunto e rispondere che – anche se non c’è alcun tipo di frequenza “ideale” – bisognerebbe praticare questa attività almeno una volta al mese.
È inoltre consigliabile effettuare l’autopalpazione quando il seno è morbido, ovvero 2-3 giorni dopo la fine dei cicli regolari, e che si dovrebbe proseguire con questa buona abitudine per tutta la vita, considerato che il rischio di tumori al seno non svanisce certamente con l’avanzare dell’età.
A cosa serve l’autopalpazione del seno
A questo punto vogliamo integrare il nostro approfondimento sull’autopalpazione del seno andando a comprendere per quale motivo sia utile spendere qualche minuto ogni mese nella sua effettuazione. Si tratta infatti di una pratica molto semplice, rapida, che però ha una grandissima utilità e che, come tale, non dovrebbe essere sottovalutata.
L’autoesame del seno è infatti un modo utilissimo per poter migliorare la conoscenza con i propri seni, andando a valutarne anatomia, consistenza e particolarità. È dunque importante che la donna prenda piena consapevolezza delle caratteristiche del proprio seno, andando in questo modo a valutarne cambiamenti di qualsiasi tipo, che dovessero insorgere nel corso dei mesi, come rigonfiamenti, arrossamenti, perdite.
In questi scenari è evidente che l’autopalpazione non può fare di più. Non è insomma possibile, attraverso l’autopalpazione, arrivare a una diagnosi di qualsiasi tipo di patologia. È quindi bene farsi visitare subito dal medico, per poter scoprire se ci sia o meno qualcosa che non va.
Nel farlo, è bene ricordare che bisogna affrontare l’autopalpazione con la giusta serenità. In particolar modo, è bene sottolineare come nella maggior parte dei casi eventuali anomalie al proprio seno siano in realtà cisti benigne o mastosi, o ancora adenofibromi che
non necessariamente corrispondono a esiti infausti, ma che nella maggior parte dei casi necessitano solamente di essere tenute sotto controllo.
Da quanto sopra dovresti dunque aver compreso che l’autopalpazione del seno non deve essere vissuta come un momento di ansia, una prova della verità. È invece da interpretarsi come un gesto di prevenzione che dimostra la grande attenzione che hai nei confronti della tua salute.
Ricordiamo infatti come la prevenzione e la diagnosi precoce rappresentino degli elementi fondamentali per poter contrastare le malattie al seno.
Autopalpazione e mammografia
Nell’effettuare l’autopalpazione è possibile che tu possa incontrare nel tuo “cammino” dei piccoli noduli. Attenzione, però: difficilmente con le mani è possibile individuare noduli più piccoli di 1 centimetro di diametro, mentre con le moderne mammografie è possibile individuare noduli anche allo stato iniziale, di 2 millimetri di diametro.
Ecco perché oltre all’autopalpazione è necessario essere protagoniste di una routine che preveda una visita mammografica dopo i 35 anni di età.
Si tenga conto che la periodicità della visita di questo tipo può anche non essere molto ravvicinata nel tempo (per esempio, dopo i 50 anni si può scendere a una visita ogni 2 anni), ma che non deve mai essere oggetto di sottovalutazione, perché è il modo migliore per poter comprendere il proprio stato di salute in una zona dell’organismo particolarmente soggetta ai rischi.
In questa diretta ho avuto il piacere di confrontarmi con due esperti, la dot.ssa Chiara Testi psicologa e il dottor Giuseppe Visconti chirurgo plastico ricostruttivo.
Il tema trattato nella diretta è stato quello della chirurgia plastica riferita ad una oggettiva necessità e vista anche come miglioramento del proprio aspetto fisico.
Nello specifico abbiamo parlato di malformazioni mammarie, da cosa sono generate, come vengono curate e del percorso psicologico molto delicato che accompagna le persone con questa problematica.
Infine ci siamo spinti su quell’aspetto che segna il confine tra necessità e eccesso di ricorrere ad un intervento di chirurgia plastica estetica.
L’alimentazione è un fattore che gioca un ruolo fondamentale per prevenire e combattere il tumore al seno.
Si parla tanto di protocolli farmaceutici per sconfiggere il “bastardo” ma credo che sia importante soffermarsi anche sull’aspetto alimentare.
Quando mi fu diagnosticato il primo carcinoma onestamente non conoscevo nulla sull’argomento e in ospedale nessuno riuscì a darmi indicazioni su quale alimentazione seguire. Al secondo “giro” invece mi son documentata, ho fatto ricerche, letto, studiato e mi sono affidata ad una nutrizionista.
La mia alimentazione era quella di chi nel proprio organismo aveva in circolo cellule tumorali, quindi doveva prevedere alimenti che non andassero a nutrire tali cellule.
In generale i nemici maggiori per chi è in terapia a causa di un cancro, oltre al sovrappeso, sono livelli elevati di insulina, di glucosio, di fattori legati all’ infiammazione e di fattori di crescita, tutti elementi in cui l’alimentazione può avere un ruolo fondamentale.
Ma vediamo nello specifico cosa è concesso e cosa no.
ALIMENTI NON CONCESSI
Gli zuccheri, i latticini e prodotti con alto contenuto di grassi saturi ( carni fresche e lavorate e formaggi) dovrebbero essere limitati il più possibile, in quanto provocano un aumento della glicemia che stimola l’innalzamento dell’insulina.
Da evitare alimenti che contengono grandi quantità di acidi grassi omega 6, perchè favoriscono l’aumento di zuccheri semplici. Parliamo quindi di frutta secca ( escluse le noci) e alimenti di origine animale ( ad eccezione del pesce). In questo modo arginiamo il problema infiammazione.
Per quanto riguarda i fattori di crescita il loro aumento è sempre da attribuire ad alimenti di origine animale,vengono stimolati dalle proteine soprattutto contenute nel latte.
FRUTTA E VERDURA… SENZA POLIAMMINE
Le poliammine (putrescina, spermidina e spermina) sono dei composti organici, svolgono funzioni di grande importanza e sono essenziali in un gran numero di processi fisiologici. Le poliammine sono molecole indispensabili per la proliferazione cellulare, di tutte le cellule comprese quelle cancerose. Sull’argomento ancora non ci sono molti dati clinici ma il consiglio in caso di neoplasie in corso è quello di evitare cibi che ne contengono grandi quantità:
SOIA E FITOESTROGENI
I fitoestrogeni sono molecole simili agli estrogeni e sono contenute nei legumi, in particolare nella soia, il consiglio è di adottare cautela evitando gli eccessi. Ad oggi il loro consumo in pazienti operati di tumore al seno risulta protettivo, ma non esistono ancora dati certi.
CEREALI SI MA MEGLIO INTEGRALI
Sarebbe indicato consumare cereali di tipo integrale per evitare gli eccessi calorici, consumare verdura di stagione, porzioni moderate di legumi e i semi oleaginosi.
Come ultima indicazione quella di evitare la sedentarietà e trovare il modo di muoversi di più durante la giornata, perché l’attività fisica, prima e dopo la diagnosi, è associata a migliore sopravvivenza e a minore mortalità per cancro mammario.
Lafrancisonoio
Come promesso ho preparato per voi uno schema molto semplice dove sono riportate tutte le regole da seguire per trattare al meglio i vostri capelli durante l’utilizzo di Dignicap in chemioterapia.
Se avete domande o curiosità non esitate a chiedere.. sono qui a vostra disposizione.
Lafrancisonoio
Oggi voglio parlarvi come promesso del casco refrigerante di Dignicap.
Durante la mia ultima chemioterapia ho avuto la fortuna di poter utilizzare Dignicap, il casco refrigerante. Il risultato su di me è stato soddisfacente al 100%.Sono riuscita a mantenere i miei capelli con una perdita del 25%. Affrontare la chemioterapia mantenendo i capelli l’ha resa totalmente diversa da come la ricordavo… come dico sempre “ho vissuto”… non mi sono fermata, ho lavorato, sono uscita, mi sono allenata… nessuno mi ha mai guardata come se fossi “malata” perchè avevo i capelli!!!
La speranza è che il caschetto possa raggiungere tutti gli ospedali d’Italia e che tutte le persone abbiano la possibilità di “Vivere”anche durante la chemioterapia.
Al momento gli ospedali in Italia sono i seguenti:
• Istituto Europeo di Oncologia, Milano
• Fondazione Policlinico Gemelli, Roma
• Ospedale Perrino, Brindisi
• Spedali Civili, Brescia
• Fondazione Poliambulanza, Brescia
• Ospedale Maggiore, Trieste
• Istituto Oncologico Veneto, Padova
• Ospedale Santa Croce, Fano
• Ospedale di Biella
• Ospedale di Desenzano
• Ospedale San Salvatore, L’Aquila
• Ospedale di Novara
• Ospedale di Macerata, Marche
Vi spiego come funziona il processo…
Che cos’è lo “Scalpp Cooling” ?
Il raffreddamento del cuoio capelluto è un utile strumento che cerca di ridurre l’alopecia indotta dalla chemioterapia. Questo metodo sta riscuotendo successo da decenni in numerose pazienti di tutto il mondo.
Nello specifico la temperatura del cuoio capelluto viene diminuita e questo porta a una riduzione del flusso sanguigno in quell’area, in modo che una minore quantità di farmaco chemioterapico raggiunga le cellule ciliate. Pertanto, le cellule ciliate non sono esposte alla dose completa di chemioterapia e potrebbero essere in grado di sopravvivere al trattamento chemioterapico. Di conseguenza, i capelli hanno meno probabilità di cadere
Come funziona il raffreddamento del cuoio capelluto?
Due reazioni fisiologiche si verificano durante il raffreddamento del cuoio capelluto:
1. Flusso sanguigno ridotto. La vasocostrizione nell’area del cuoio capelluto limita la quantità di agente chemioterapico somministrato ai follicoli piliferi.
2. Metabolismo ridotto
La temperatura più bassa del cuoio capelluto riduce la velocità di reazione causando un rallentamento drammatico della normale attività cellulare nell’area del cuoio capelluto localizzata.
Con queste due reazioni i follicoli assorbono meno agenti chemioterapici e la perdita di capelli è significativamente ridotta.
Perché il raffreddamento del cuoio capelluto è importante?
I capelli di un paziente possono essere una parte importante della loro identità e molti pazienti considerano la perdita di capelli uno dei più devastanti effetti collaterali della chemioterapia. L’alopecia indotta dalla chemioterapia è un promemoria indesiderato della malattia, che può influenzare negativamente l’immagine di sé, la fiducia, il senso generale di benessere e l’atteggiamento del paziente nei confronti del trattamento.
La perdita dei capelli non è più inevitabile. Il sistema di raffreddamento del cuoio capelluto DigniCap è un approccio collaudato per ridurre l’alopecia indotta dalla chemioterapia, utilizzata con successo da migliaia di pazienti in tutto il mondo per mantenere la privacy, l’autostima e il controllo durante un periodo critico di trattamento.
COSA ASPETTARSI DURANTE IL TRATTAMENTO CON DIGNICAP
DigniCap sarà usato durante ogni ciclo il giorno della somministrazione della chemioterapia. Il casco è collegato all’unità di raffreddamento e controllo, quindi è necessario essere collegati al sistema durante il trattamento. I medici possono scollegare il casco dal sistema per brevi visite in bagno. Durante la pausa, il casco di raffreddamento e il casco esterno in neoprene rimangono sulla tua testa.
Un fattore chiave nell’efficacia di The DigniCap Scalp Cooling System è la capacità di mantenere un contatto continuo e diretto tra il casco di raffreddamento e il cuoio capelluto per una temperatura di trattamento costante.
L’agente chemioterapico è ancora attivo nel sangue dopo l’infusione. Pertanto, il trattamento di raffreddamento del cuoio capelluto continua per un ciclo di raffreddamento post-infusione. A seconda del farmaco e della dose, in genere questo durerà dai minuti 90-180.
Il caschetto viene posto sulla testa 30 minuti prima di iniziare il trattamento per portare gradualmente il cuoio capelluto alla temperatura di trattamento (raffreddamento pre-infusione). Indosserai quindi il caschetto durante l’infusione (tempo di raffreddamento dell’infusione) e per un periodo prestabilito dopo il completamento dell’infusione chemio (raffreddamento post-infusione). A seconda del farmaco e della dose, il tempo di raffreddamento post-infusione durerà dai minuti 90-180. Quando questo tempo di raffreddamento post infusione è completato, il cappuccio viene mantenuto per 5-10 minuti per diminuire il fastidio poiché il cappuccio torna gradualmente a temperatura ambiente.
In questi video potete vedere il processo per indossare il casco prima della seduta chemioterapica.
In questo articolo vi ho spiegato come funziona Dignicap dal punto di vista tecnico, vorrei però darvi le indicazioni su come prendervi cura dei vostri capelli durante i cicli di chemioterapia.
DigniCap offre la capacità di ridurre la perdita di capelli dalla chemioterapia. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti perde ancora dei capelli. Il processo di perdita di solito inizia dopo 17 giorni dalla prima infusione. A seconda del regime, di solito si tratta del secondo trattamento. Se assumi una dose settimanale, la perdita può iniziare intorno al quarto o quinto trattamento.
Ho capito che è molto importante non stressare i capelli e seguire alla lettera le regole che vi fornirò nel prossimo articolo.
Ovviamente io parlo per la mia esperienza personale.. nel mio caso il caschetto ha funzionato al 100% .
Come potete vedere dalle foto tra la prime e l’ultima infusione la perdita è stata minima.
Grazie Dignicap e grazie Komen italia
Lafrancisonoio
Come molti di voi sapranno nel lontano 2012 mi venne diagnosticato un tumore al seno sinistro di natura genetica ..con conseguente intervento, chemioterapia e radioterapia!!
Vinsi la mia battaglia fortunatamente e continuai a vivere sperando di poter dimenticare quel brutto periodo!!!
Gli anni successivi trascorsero in maniera serena, tra visite di controllo ed esami…superai anche il 5° anno e mi sentii tranquilla, molto spesso le recidive ( il riproporsi della stessa malattia) si presentano nel giro dei cinque anni successivi …io stavo bene e finalmente potevo tirare un respiro di sollievo!!!
Sei anni dopo.. aprile 2018.. un giorno tornata a casa dal mare sentii al tatto una formazione al seno destro che mi convinceva poco. Decisi subito di fare i dovuti controlli e arrivai a quel fatidico 14 Maggio. Policlinico Gemelli, faceva molto caldo, erano le ore 14 più o meno.. mi feci accompagnare dal mio migliore amico Stefano, non avevo detto nulla alla mia famiglia per non farli preoccupare .. entrai nel reparto di Senologia e mi recai nella stanza per ritirare il referto. Ad aspettarmi lì c’era il Dottor. Rxxxxx ; che conosco da molti anni.
Mi guardò con aria triste.. mi passò quel foglio chiuso a metà…e mi disse “mi dispiace!”.
Eccolo dopo 6 anni quel bastardo era tornato…Carcinoma duttale infiltrante triplo negativo… questo il suo nome.. 3,5 cm più o meno..solo che questa volta si era organizzato ed era diventato più forte, più aggressivo.. dal 40% al 70%!!!!
Non versai nemmeno una lacrima.. l’unica mia preoccupazione fu come dirlo alla mia famiglia!!!
Da lì a poco iniziai il protocollo di chemioterapia presso il Day Hospital Oncologico dedicato ai tumori femminili del Policlinico Gemelli. Una struttura pazzesca dove mi sono trovata fin dal primo momento come a casa, i Dottori, le infermiere e tutto il personale mi sono entrati nel cuore e lì resteranno per sempre.
Day Hospital Tumori Femminili Policlinico Gemelli
La cosa sorprendente di cui vorrei parlarvi e sulla quale poi spenderò molto tempo nei prossimi articoli è la possibilità che ho avuto di utilizzare un caschetto refrigerante, chiamato Dignicap, il quale ha la funzione di impedire la caduta dei capelli durante la chemioterapia.
Ne parlerò dettagliatamente e vi darò tutte le info necessarie a riguardo.
Posso anticipare che il macchinario in Italia è presente in pochissime strutture, nella maggior parte dei casi è frutto di donazioni da parte delle Onlus, in quanto il suo costo è molto elevato. Al Gemelli è stato donato dalla Komen Italia. E’ in fase sperimentale e la sua riuscita dipende da numerosi fattori e da un grandissimo impegno personale.
Diciamo che la macchina ha lo scopo di “ibernare il cuoio capelluto” ( passatemi il termine) , in questo modo il freddo impedisce al farmaco di entrare in circolazione quando viene rilasciato.
caschetto refrigerante Dignicap
Di tutta questa mia esperienza vi parlerò nei prossimi articoli.
Come stavo dicevo feci 16 cicli di chemioterapia ( da giugno a dicembre) al termine dei quali; con mia immensa felicità e sorpresa; il bastardo era praticamente scomparso!!! La chemio fu faticosa e i problemi tanti e c’è voluta pazienza, forza e coraggio… ma è stata efficace e questo già mi sembrava tantissimo! Dopo un paio di mesi dalla fine delle cure venni sottoposta ad un lungo e delicato intervento di mastectomia bilaterale con ricostruzione protesica e mastopessi.…wowwww che paroloni che ho usato!!!
In parole povere hanno asportato entrambi i seni (in quanto la mia malattia è di natura genetica) , messo delle protesi e sollevato il seno destro per renderlo uguale all’altro.
Morale della favola 11 ore di intervento, due mesi di convalescenza ferma a letto e delle cicatrici che Rambo a confronto mi spiccia casa….ahahahhahah!!!!
L’intervento è andato bene e per questo ringrazio tutte le persone che hanno contribuito a renderlo possibile…come spesso accade però necessita di miglioramenti e per questo ho già fatto un secondo intervento e dovrò farne altri!!!
Ancora una volta la mia esistenza viene sottoposta a prove difficili…e ancora una volta la mia anima comprende che ci sono molte cose per cui essere grati!
Voglio concludere con una frase di Mark Twain:
“La vita è così breve che non c’è tempo per litigi, per il rancore e per la guerra. C’è solamente il tempo per amare e dura solamente un istante.”
Lafrancisonoio
La sessualità è uno degli aspetti che prima risente di un tumore al seno.
Perché? Perché il seno è il vero e proprio centro dell’immagine corporea femminile, una donna spesso si identifica con il suo seno, grande o piccolo che sia. È un aspetto fondamentale che non andrebbe mai dimenticato o sottovalutato quando si affronta il cancro al seno.
Tutto è stravolto e l’istinto di sopravvivenza la fa da padrone: preoccupazioni economiche, per il lavoro, dubbi su come rapportarsi con i figli o con gli altri componenti della famiglia…tutto fa scivolare la sessualità in secondo piano e il desiderio sessuale viene accantonato perché “inutile” e a volte persino “ridicolo”.
E’normale per una donna che sta vivendo un’esperienza di tumore al seno sentirsi quasi invasa da un sentimento di negatività rispetto la propria immagine corporea, soprattutto se vi è la presenza di operazioni chirurgiche che modificano l’aspetto del seno.
Alcune donne si sentono a disagio a mostrare e coinvolgere attivamente il seno “malato” nella sessualità, come se escludessero che questa parte corporea possa più, in alcun modo essere veicolo di piacere.
La perdita di interesse rispetto al sesso, ovviamente può avere una componente psicologica, ma fondamentalmente si tratta di un problema fisico, e quindi come tale va accettato. Spesso si riscontrano mancanza di desiderio sessuale, bassa autostima, minore raggiungimento dell’orgasmo, dolore durante i rapporti, il tutto dovuto ad una maggior secchezza vaginale determinata dalla terapia.
La chirurgia e i trattamenti per la cura di un tumore all’apparato riproduttivo possono produrre secchezza vaginale e dolore nei rapporti. Questa condizione fisiologica spesso si traduce in un calo del desiderio dovuto alla paura di provare dolore durante.
Di fronte a una situazione del genere un partner può percepire scarso interesse, rifiuto e insensibilità.
Cosa fare?
1.Avere un atteggiamento positivo: essere ottimisti e centrati sui propri obiettivi aiuta a lottare per riconquistare la propria sessualità, nella piena convinzione che la maggior parte delle problematiche sessuali possano essere facilmente risolte.
2.Parlare con il partner: aprirsi, essere franchi e sinceri con l’altro, ricercare insieme informazioni, documentarsi e poi sperimentare nuovi approcci vi aiuterà a preparare il modo migliore per affrontare la sfida più grande che una donna possa mai immaginare, superando questa malattia insieme.
3.Parlare con il proprio medico: sicuramente è l’ultima cosa che vorresti fare, ma parlarne può aiutarti a trovare delle risposte e farti sentire più a tuo agio. Poiché i problemi di natura sessuale sono spesso legati a una riduzione dei livelli di estrogeni, progesterone o testosterone dovuta al trattamento, devi essere quanto più esplicita possibile con il tuo medico per consentirgli di trovare la terapia migliore.
4.Richiedi un supporto psicologico.
Oltre agli aspetti prettamente psicologici, vi sono situazioni negative indotte dalla malattia stessa. I tumori che colpiscono mammella, ovaio e utero possono essere sensibili agli ormoni femminili e richiedere una terapia che ne blocchi gli effetti sull’organismo, un po’ come succede durante la menopausa. In caso di asportazione delle ovaie, non vi è più produzione endogena di ormoni e la chemioterapia stessa, indipendentemente dalla malattia per la quale viene utilizzata, interferisce con i cicli ormonali.
La perdita dei normali cicli ha un impatto psicologico molto forte soprattutto fra le più giovani (20-40 anni) che devono affrontare la scomparsa delle mestruazioni, un rapido e forzato passaggio alla menopausa e la necessità di rinunciare o, più spesso, rimandare di qualche anno, a una maternità forse desiderata e non ancora realizzata. Oggi, infatti, è abbastanza frequente, dopo un trattamento ormonale anche di qualche anno, poter procedere con una gravidanza, ovviamente dopo che l’oncologo di riferimento ha dato il suo assenso ritenendo che il rischio di recidive può essere considerato minimo.
Lafrancisonoio
Questo video è un piccolo riassunto della diretta fb e Ig fatta oggi 8 Maggio 2020 con la Dott.ssa Chiara Testi!
Abbiamo discusso di vari argomenti e tematiche relative al tumore al seno!!
Lafrancisonoio Cancer Survivor
L’argomento che tratterò in questo articolo non sarà dei più spensierati e allegri..sento però il bisogno di condividere il mio vissuto con voi..
Tutti i giorni sentiamo parlare di persone che si ammalano di tumore,lo leggiamo sui giornali,lo sentiamo alla radio,lo vediamo in tv…un’argomento ormai all’ordine del giorno..
Eppure ci sembra tanto lontano,distante,quasi impossibile che possa colpirci.
Anche io la pensavo così; voglio essere sincera; poi un giorno mi sono svegliata e tutto era cambiato!
Quel male tanto discusso ha trovato TE…si cavolo..proprio TE..e nella tua mente compaiono improvvisamente mille domande:
come mai?ma non capitava solo agli altri?io che c’entro?no non può essere hanno sbagliato?ma non sono troppo giovane?
Poi ti guardi allo specchio,respiri profondamente,liberi la mente e capisci che è tutto vero!!
SI hai un TUMORE..anche se hai solo 29 anni e nella tua vita hai sempre cercato di seguire quelle linee guida relative al benessere fisico e mentale!!
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Eccoci a giovedì pronti per il controllo settimanale…come potete vedere dalla foto abbiamo perso un chilo durante questa settimana… mi sembra una buona partenza.
Passati un pò di giorni dallo start posso dire che l’aspetto più importante e impegnativo di questo percorso motivazionale è proprio quello emotivo.Il dover giornalmente invogliare e sostenere Silvia richiede un gran impegno.
Tutto parte ogni mattina già con la scelta della colazione e procede così anche durante la pausa pranzo…l’attenzione si focalizza sul cercare continuamente di dissuaderla da scelte alimentari sbagliate, la forza di volontà e l’autocontrollo sono aspetti importantissimi e giocano un ruolo fondamentale nel raggiungimento dell’obiettivo prefissato. L’alimentazione è la parte più difficile da controllare, Silvia ama mangiare e per lei seguire un regime alimentare ristretto è molto faticoso. Per poter perdere chili le ho imposto una dieta basata su frutta, verdura e proteine, diminuendo al minimo l’apporto di carboidrati. Diventa per lei impegnativo perchè seguire una dieta molto spesso limita la vita sociale e anche aperitivi e cene dovrebbero prevedere solo determinati cibi.
Per quanto riguarda invece il workout quotidiano Silvia non ha grandi problemi, lo vive bene e in maniera propositiva, certo allenarsi in compagnia ha un valore aggiunto, aiuta molto essere spronati a dover fare e a fare sempre meglio…ma lei devo dire mi segue sia nell’allenamento funzionale che nella corsa.
Abbiamo deciso di optare per un allenamento a corpo libero chiamato “Impacto Training”.
Si tratta di un metodo ad alto livello di intensità, che permette di accellerare il metabolismo e consente di consumare grassi e calorie non solo durante il workout, ma anche nelle 48 ore successive. Migliora forza ed efficienza muscolare, aumenta coordinazione, equilibrio e flessibilità. Ogni singola sessione dura un’ora ed è completamente a corpo libero, può essere svolta in qualsiasi location perchè interamente senza attrezzi.
In conclusione mi sento di dire che la prima settimana si è conclusa nel modo giusto..adesso bisogna continuare su questa linea e tenere duro!!!
Vi aspetto al prossimo aggiornamento 🙂
lafrancisonoio
È iniziata la sfida che mi vede protagonista insieme alla mia amica/collega @la.tedeschi ✌🏻..l’obiettivo è quello di motivarla e seguirla in un percorso di alimentazione ed allenamento che avrà come fine la perdita di almeno 3 kg nel corso di questo mese!!
La partenza è questa.. vi aggiornerò settimanalmente sui progressi ottenuti!!
Stay tuned 💪🏻👍🏻😁